La Metamorfosi
Nell'itinerario culturale dell'anno, proposto dagli Amici della Biblioteca Diocesana "Raffaele Ferrigno", ampio spazio è dato al piacere della Lettura e quindi al racconto delle Letture presentato dagli Amici. Giovedì 15 febbraio 2018, la Prof.ssa Rosa Zurlo ha raccontato "La Metamorfosi" di Franz Kafka, dialogando con la Prof.ssa Maria Epifani, un dialogo vivace e coinvolgente. Ecco alcuni punti essenziali del loro dire.
"Als Gregor Samsa eines Morgens aus unruhigen Traumen enwachte, fand er sich in seinem Bett zu einem ungeheurem Ungeziefer verwandelt" (Svegliandosi una mattina da sonni agitati, Gregor Samsa si trovò nel suo letto trasformato in un enorme scarafaggio). Comincia così la narrazione del racconto "La Metamorfosi",con una breve frase lapidaria che porta già il lettore a comprendere che la realtà che gli si disvelerà non sarà quella rassicurante di una favola, in quanto registra subito la perdita e l'assenza di elementi positivi e rassicuranti e constata un avvenimento mostruoso, una improvvisa metamorfosi che sconvolge la tranquilla e abitudinaria vita del protagonista e della sua famiglia.
Gregor, un commesso viaggiatore, deve sostenere economicamente per necessità, la sua famiglia, colpita anni prima da un dissesto finanziario. Egli svolge un lavoro che non gli piace, nel quale, tuttavia, si impegna con estrema dedizione. Noniostante il suo corpo sia stato trasformato in quello di un enorme scarafaggio, i suoi pensieri sono ancora quelli di un essere umano, borghese, lavoratore, che si preoccupa di dover assolvereal suo dovere di siostyenere la famiglia.. Anche la famiglia, nonostante le prime reazioni di spavento e di stupore, lo considera ancora come un suo componente. La sorella, in particolare, si preoccupa di nutrirlo e di procurargli un minimo sollievo. La madre è afflitta dal nuovo stato del figlio, ma non riesce ad essergli di nessun conforto e, a causa della sua reazione di spavento, alla vista dell'insetrto, causa uno scontro feroce tra Gregor e il padre.. Man mano che l'esistenza di Gregor nelle sue nuove sembianze, comincia a diventare un problema, la famiglia lo tratta come un ospite indesiderato, un ingombro mortificante e immondo e, al termine del racconto, giunge alla convinzione che sia necessario sbarazzarsi del Gregor mostro. Compreso ciò, lo stesso Gregor, incapace di lottare e annientato dal dolore della perdita dei suoi affetti, si lascia morire. La morte del figlio-fratello-mostro, apporta una nuova vita a tutti i compionenti della famiglia ed il racconto si cjhiude con la contrapposizione dell'immagine del corpo immobile dello scarafaggio Gregor, maltrattato dalla donna di servizio, all'immagine della florida giovane bellezza delkla sorella, che lascia presagire un futuro positivo e felice.
Il personaggio di Gregor trasformato in scarafaggio, richiama alla mente ciò che Kafka ascriveva all'amico Max Brod, al tempo della redazione dell'Opera.A causa del difficile rapporto con il padre, eglidichiarava di sentirsi un parassita, un brutto, spiorco scarafaggio. In diversi punti del racconto, Kafka riprende le sue riflessioni riguardanti il rapporto con il padre, espresse nello scritto "Brief an den Vater" (Lettera al padre), pubblicato piostumo, che costituisce una lunga autoanalisi del rappiorto conflittuale con il genitore. Si tratta anche di una sorta di riconoscimento della sua incapacità di assunzione di responsabilità al cospetto della famiglia e della società e, soprattutto nell'ultima parte, del riconoscimento degli effetti prodotti dalla sofferenza data dal rapporto impari con un padre antagonista, molto forte, perfettamente inquadrato e inserito nel contesto sociale e stabile nel suo ruolo di capofamiglia e di uomo d'affari di successo. Kafka sente la responsabilità della sua inettitudine a vivere, della sua incapacità a corrispondere alle aspettative paterne e sociali e al suo rifiuto di assumere un ruolo ed un'identità preconfezionati, sia nell'ambito della famiglia che in quello del lavoro e della professione religiosa. L'uomo Franz Kafka somatizza nella malattia, come lui stesso dichiara,, questa sua difficoltà nel vivere una esistenza normale, contrassegnata da un matrimonio e da un lavoro di prestigio. Si ammala di tubercolosi e ne morrà in giovane età, a soli 41 anni.
Lo scrittore esprime la difficoltà di assumere una precisa identità nel mondo borghese da cui proviene. Questo suo disagio viene espresso molto concretamente nelle sue Opere anche mediante scelte stilistiche e linguistiche precise. Nei romanzi "Der ProzoB" (Il processo) e "Das Schlob" (Il castello) ma anche in Amerika, i personaggi sono individuati non da un nome completo che conferirebbe loro una precisa identità, ma dall'iniziale dello stesso, da una lettera o da un sostantivo che designa il ruolo o la vicenda del personaggio. Lo strumento di un linguaggio preciso, geometrico, essenziale, quasi nello stile di una relazione scientifica, aiuta lo scrittore ad esprimere il senso di una realtà destrutturata che produce una sensazione di incertezza ed instabilità. Anche i luoghi, setting delle vicende delle varie Opere Kafkiane, infatti, non hanno connotazioni e determinazioni concrete, non sono individuabili. La casa, stanza-tana è uno spazio geometrico ridotto ad elementi essenziali.
Il "malessere" Kafkiano non è solo psicanaliticamente ascrivibile al rapporto con il padre, ma esprime anche la sua sensibilità nel cogliere l'atmosfera, il clima storico contrassegnato da una multiforme crisi storica e sociale. I temi dell' "inetto", del'artista dalla sensibilità non comune, della solitudine e del dolore esistenziale, sono ricorrenti nella Letteratura del "mondo nuovo", della prima parte del ventesimo secolo, che si è lasciata alle spalle un periodo concepito come unitario e positivo e che affronta l'instabilità politica e le mostruosità prodotte dalla guerra.
L'attualità di questo Scrittore è più che mai evidente nel nostro tempo, nel quale la distruzione delle categoria culturali e spirituali degli scorsi decenni e la velocissima evoluzione della tecnica, con notevoli cambiamenti nello stile di vita, portano spesso ad un senso d'inquietudine e sofferenza, espresse in varie forme, e alla necessità di una ricerca più profonda della nostra identità.
Rosa Zurlo